Specchi

In quanti specchi dovrei riflettermi, per riconoscermi?

 

Il mio compleanno è passato da poco, e come oramai mi capita negli ultimi anni, non ho avuto molta voglia di festeggiarlo. Lo sapevo, che sarebbe successo. Era scritto nel calendario, e continuerà ad esserlo finché resterò qui a sfogliarlo. Ma sapevo anche che sarebbe arrivato quel momento in cui il proprio compleanno non significa molto, nell’economia della vita. Me l’avevano detto e l’avevo immaginato. La teoria la conoscevo, ma provarlo sulla propria pelle è stato…beh, ecco. E’ passato.

Fatto sta che ho ricevuto i miei regali: La Storia Infinita, in una bellissima edizione degli anni ’80, che intendo leggere quest’estate, se sarò riuscito a superare questo blocco di lettura che dura ormai da una ventina di mesi. Il secondo regalo è stato invece un quaderno, su cui scrivere i miei desideri.

A conti fatti, un diario.

Ma quanti diari ho? Vediamo: ne ho uno, su cui ormai scrivo pochissimo e in un linguaggio talmente ermetico che spesso rileggendolo nemmeno io so di cosa sto parlando. Poi ho questo blog, (E il suo replicato su un’altra piattaforma, il cui scopo ancora mi sfugge ma intanto tento di tenere aggiornato) su cui scrivo sempre di meno, e in cui certi argomenti strettamente personali fanno la loro comparsa in maniera piuttosto sfumata e vaga. Poi ci sarebbe facebook, che per certi versi è un diario del proprio cazzeggiare, e che a conti fatti uso proprio in quella maniera, aggiungendo solo di tanto in tanto le foto dei rari spostamenti (ho ancora l’onestà intellettuale di non chiamarli “viaggi”) che mi capita di fare.

Personalmente non ho più ceduto all’idea di iscrivermi ad social network, più per pigrizia che per snobbismo, ma la verità è che viviamo affollando i mezzi di comunicazione di versioni sempre diverse del nostro diario. Instagram è il diario fotografico di dove andiamo, e cosa mangiamo. Twitter è il diario dei pensierini che si fanno sotto la doccia, Facebook è il bar sport, dove troviamo amici e conoscenti e condividiamo le peggiori idiozie che abbiamo messo insieme durante il giorno con scarsi freni inibitori. Il risultato? Non sappiamo chi siamo (Io, almeno, non lo so) e ci riconosciamo a malapena, intanto che ci lamentiamo di non essere riconosciuti da chi ci circonda, senza capire che anche il nostro prossimo è alle prese con lo stesso problema. E allora cediamo alla vecchia tv, che ci dice chi dobbiamo essere e cosa dobbiamo desiderare, risolvendoci così l’esistenza.

Ed è stato questo il mio problema.

Mi sono ritrovato davanti la pagina bianca e non ho saputo cosa scrivere. Ho rovistato nel cuore con la penna sollevata a mezz’aria, intanto che mia  moglie mi fissava e mi incoraggiava: “Scrivi un tuo desiderio”. Ma io di desideri non ne ho. Ho sollevato polvere e spostato vecchi mobili, nelle stanze in cui un tempo giocavo a diventare grande, ho aperto finestre nella speranza di vederci più chiaro, fosse anche alla luce della luna che ancora volteggia appesa a un filo in quel vecchio cielo. Ho cercato tra le piante morte del giardino e di desideri veri, quelli che portano con se speranza e certezza, e con esse la forza di raggiungerli, non ne ho trovati.

Ho scarabocchiato qualcosa, e qualcosa ancora il giorno dopo. Domani, chissà, magari ancora. Ma sono desideri, quelli? O solo rimpianti che so già irrealizzabili, e in quanto tali inutili al mio futuro?

https://www.youtube.com/watch?v=WiLosOQP400