Quattro passi e due pensieri in tasca

Ho imparato da tempo a camminare, ed è un esercizio che faccio volentieri sovrappensiero e impreparato. Le scarpe scomode e troppi vestiti addosso. Certe volte nella testa nessun pensiero, altre volte invece troppi.

Nell’ultimo caso, li faccio correre nella ruota dentata che alimenta la mia coscienza. E loro diligenti corrono, all’inseguimento di nulla, come ogni topo nella ruota che si rispetti. Ma il primo caso è più peculiare: perché se non ho pensieri miei da pensare mentre cammino, spesso ne raccolgo altri che trovo lungo lungo la strada, e che non appartengono ancora a me. Come sassolini li metto in tasca e quelli disordinatamente sbatacchiano tra di loro, ma come smorzati dalla stoffa dei pantaloni. Certe volte con la scusa del freddo metto le mani in tasca e ne rigiro qualcuno tra le dita.

Certe altre volte (Ma cerco di evitare, e lo faccio sempre più di rado) ne tiro fuori qualcuno e lo ammiro alla luce del sole. E il più delle volte è un pensiero grezzo, abbozzato e probabilmente abbandonato perché mal riuscito, e gettato a terra tra i tanti pensieri sprecati che si fanno. Con le orecchie guardo dove metto i miei passi, e cerco di decifrare le migliaia dei pensieri degli altri che formano il fondo scricchiolante su cui percorriamo le nostre comuni strade. Che noi immaginiamo asfaltate, o quanto meno lastricate di buone intenzioni. E invece il più delle volte sono ricoperte della ghiaia polverosa dei pensieri rimpianti e quindi abbandonati lì: che almeno separino le nostre scarpe sfatte dal tanto camminare, dal fango di cui è fatto il mondo.

Quattro passi e due pensieri in tascaultima modifica: 2021-11-05T22:05:31+01:00da lab79
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4 pensieri su “Quattro passi e due pensieri in tasca

  1. La mia testa sembra un vulcano, i miei pensieri sono in continua ebollizione. Siamo chiamati a compiere missioni diverse su questa terra, e io sto aspettando di compiere la prossima. A questo punto i cambiamenti sono inevitabili. Buongiorno

    • Invidio non poco chi ha tanta vitalità mentale, o anche emotiva. Si è più pronti e preparati ad affrontare il futuro, e non di rado, persino il passato. Personalmente, sono spesso curioso dei pensieri degli altri: mi pare un modo semplice di conoscerli, e persino (passami il termine) rispettoso: insomma, sò di loro quel che loro vogliono farmi sapere, e non altro. Certo, se poi c’è la confidenza, e la fiducia, spesso si entra più in profondità, e si fanno domande che a volte possono essere persino scomode. Ma di conoscenze (men che meno amicizie) del genere, in questo ne ho poche, quasi nessuna. Quindi ricomincio daccapo: afferro brandelli di pensieri abbandonati dagli altri lungo la strada, e proviamo a immaginare dove potrebbero portarmi.

    • Ad un certo punto è inevitabile, quando si è costretti ad andare da un’altra parte. Non sempre è un evento traumatico: certe passeggiate mi hanno riportato semplicemente al posto dove sono iniziate. Solo, che ero tornato cambiato.

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