Solstizio d’Inverno

La notte si è fermata un momento, in bilico sul proprio silenzio, alla fine di una discesa lunga quanto il mondo, fino al punto più buio della propria orbita. Mi sembra appropriato ora ritornare qui, scrivere qualche parola sperando di poterci coagulare intorno l’intuizione di un pensiero. Ma non lo è. Appropriato sarebbe il silenzio gelido dell’inverno, lo scricchiolio del ghiaccio che si forma sui parabrezza delle macchine parcheggiate al buio, l’assordante fruscìo della neve che si posa un fiocco per volta a seppellire i sogni dietro le porte chiuse, laddove trovano un ultimo rifugio i Sognatori: coloro che sognano ancora, la notte quando la conca del cielo si affolla dei fantasmi delle stelle, ed io di guardia al mondo non posso fare altro che scoprirmi solo.

Ma questo inverno no: niente ghiaccio, niente neve.

Soltanto oggi il silenzio si è fatto tale da farmi ritrovare il coraggio di spegnere le luci, e di rifugiarmi nel punto più nascosto della confortevole garitta da cui vedo passare la notte, e ogni notte le settimane, i mesi, le stagioni, gli anni, la mia vita. Senza pensare a niente, i ricordi accocolati addosso ai sogni ed entrambi a dormire appena fuori dalla porta, riscaldandosi a vicenda. Mi rifugio nel tepore del sollievo di scoprirmi meno povero di quanto pensavo. Mi sono rimasti almeno i ricordi, forse sporcati ma non ancora avvelenati dal tempo che è passato. Mi sono rimaste, se non i sogni, almeno le illusioni da portare a spasso col guinzaglio corto, nei pomeriggi meno freddi di questo dicembre. 

In attesa che questi giorni finiscano. 

In attesa di un lungo sonno riparatore, al riparo da me.